lunedì 27 giugno 2016

Anch'io ho camminato sulle acque

Venerdì scorso, a coronamento di una settimana di ferie, ho deciso col marito (cioè, gliel'ho ordinato) di percorrere la famosa passerella di Christo, the Floating Piers, sul lago d'Iseo. Un progetto che mi ha entusiasmata appena ne sono venuta a conoscenza, qualche mese fa. Preparo un piccolo zainetto con bottigliette di acqua, berretto, il libro di Philippe Saverio Sulla buona strada (ve lo ho recensito qui l'anno scorso), crema solare, un telo mare nel caso ci fosse stata occasione (o la necessità) di sedersi per terra. Vestiario studiato nei particolari, viste le previsioni del tempo torride per quella giornata: canotta, costume da bagno, braghette corte, scarpe chiuse e comode. Trucco leggero, mollettone per i capelli lunghi.


A bordo di uno scooter, alle nove raggiungiamo (abitiamo in provincia di Verona) la strada che costeggia il lago d'Iseo, direzione Sulzano: bloccata dai vigili. Dalla rotonda, a Sulzano vi accedono solo gli autobus-navetta, i residenti e, per un certo tratto, i ciclisti. Per puro colpo di... fortuna troviamo un buchetto in un parcheggio improvvisato per moto e motorini: si sta per riempire, e i parcheggi per automobili nei pressi sono già stracolmi. Lasciamo lo scooter e corriamo a comprare i biglietti per la navetta diretta a Sulzano: euro 5.50 a persona. Saltiamo su e in cinque minuti arriviamo al punto di ingresso della passerella di Christo.
Punto di ingresso si fa per dire, perchè prima c'è (non vorrai farne a meno) la fila da fare: un torrente già corposo di persone che si cuociono per il sole sempre più alto, sempre più a picco, mentre attendo di varcare la soglia dell'opera di Christo. Mogli che bisticciano coi mariti che non si sono portati niente e poi supplicano l'acqua alla compagna, poveri bambini dei grest in fila e a costante rischio calpestamento, molti stranieri (poi però ho capito che la metà di quelli che credevo stranieri erano semplicemente bergamaschi). Tutto sommato, in mezz'ora ce la caviamo, e finalmente camminiamo sulle acque.

Il primo tratto della passerella.

Notevoli le misure di sicurezza.

Che esperienza, davvero. Come suggerisce Christo, appena saliti ci siamo tolti le scarpe. Io sono rimasta coi calzetti intorno, giusto per igiene (faccio presente che qualche educatone ogni tanto ha gettato qua e là chewing gum masticati). La passerella dondola appena, sui lati è lambita dalle acque, e non è possibile, per motivi di sicurezza, "pucciarci i piedi". Ma che cambia: il panorama è magnifico, e permette di godere, da un'angolatura nuova, come se si fosse delle paperette che veleggiano per il lago come gli pare, la natura circostante, fuori dai tragitti commerciali, fuori dagli schemi dei mezzi di trasporto pubblici e privati, foss'anche il battello.
La passerella, che ricordo essere costituita da migliaia di blocchi di plastica galleggianti, rivestiti da un tessuto giallo carico, risalta splendidamente sul blu profondo dello specchio d'acqua, e fa pensare a un abbraccio tra l'intraprendenza umana e la vastità della bellezza dell'opera naturale. Un tentativo -che ha del commovente- di superare la fisica che ci impedisce di attraversare le superfici liquide senza immersione, per raggiungere il fascino dei luoghi del paesaggio che più amiamo, senza ostacoli, semplicemente 'andandoci'. Insomma, 'tutto' è nostro, come in un sogno, lo spazio materico con le sue leggi viene raggirato dall'arte, e finalmente l'essere umano crea un percorso calpestabile sull'acqua... e va dove gli pare.

Turisti essiccati dal sole.

La passerella intorno all'Isola di San Paolo.

Il primo troncone della passerella approda alla terra ferma, dove è possibile sostare, grazie ai numerosi bar e ristoranti, per un gelato, una pizza, un panino. O un salto alla toilette. Poi si prosegue di nuovo sulle acque per arrivare all'Isola di San Paolo. Ci si gira intorno (ovunque, scene pietose di turisti devastati dal caldo delle 11.00 di un mattino estivo di un giugno italiano), e si torna verso la costa, dove qualche alberello proietta una leggera ombra, ovviamente contesa dai visitatori schioppati per l'afa. Le tempistiche e i percorsi sono quelli che ognuno si prende o si prefissa, sta anche alla personale resistenza fisica. Noi ce la siamo cavata in un paio di ore, panino compreso. 
Ho letto che venerdì scorso l'affluenza è stata di mezzo milione di visitatori, i giorni successivi anche oltre. La folla sulla passerella un po' si disperde, spazio per camminare con una certa serenità ce n'è, anche se si è così tanti.

Operatori rammendano il telo strappato.
Al rientro, ci rendiamo conto che la coda all'entrata e la camminata sotto le fiamme roventi di Helios erano uno scherzo in confronto all'attesa snervante della navetta di ritorno, sul ciglio stradale che riflette calore, i sanpietrini che riflettono calore, gli edifici intorno che riflettono solo ed esclusivamente CALORE. Arriva una camionetta dei Vigili del Fuoco, che aprono un idrante su chi è in coda per accedere alla passerella. Ma i benefici dell'idrante non raggiungono chi si sta squagliando alla fermata dell'autobus. No-no. E quando l'autobus arriva, sono scene di panico: flussi umani si spingono verso la portiera aperta più vicina, una signora che mi stava a un metro di distanza se la prende con me "perchè spingo" (chi? cosa? manco ti tocco), un signore dietro di me, finalmente messo piede sul predellino, inveisce contro il signore davanti a me colpevole, secondo lui, di non fare spazio agli altri. Ma la realtà è che tutti i pochi posti a sedere sono occupati, da persone peraltro sedute su altre persone. L'uomo, sulla sessantina, mostra allo sclerato alle mie spalle di avere gli occhiali rotti perchè calpestati. Ormai costipati sul mezzo, un altro visitatore, incattivito, insiste per salire, ma siamo al collasso e praticamente lo buttiamo giù dal predellino per permettere alle porte di chiudersi.
Giunti a destinazione, 'esplodiamo' fuori e raggiungiamo lo scooter. Avevo in programma la visita, come suggeriva Sgarbi in un video sul suo profilo Facebook, di vedere le terme romane di Predore o la pinacoteca di Lovere. Aperte a orari tardi (le prime dalle 18.00 alle 22.00, la seconda dalle 15.00 alle 19.00, chiuse la mattina), non ce la sentiamo, e torniamo a casa, cotti e ammaccati.

Ritorno a parte, felice di esserci stata, e di potervelo testimoniare (io c'ero).

http://www.thefloatingpiers.com/#introduction


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